« Le piaceva passeggiare per strada con dei libri sotto il braccio.
Essi rappresentavano per lei ciò che il bastone da passeggio rappresentava per un dandy del secolo scorso.
La distinguevano dagli altri. »
venerdì 23 ottobre 2015
Via dalla pazza folla; Thomas Hardy
Via dalla pazza folla
Titolo originale: Far from the madding crowd
Autore: Thomas Hardy
Editore: Garzanti
Prezzo: 9, 90
Photo by Busy Bee ©
Hardy è un meraviglioso creatore di figure femminili, e Batsceba, la protagonista di "Via dalla pazza folla", è la prima e la più incantevole di esse. Irrequieta e indipendente, intelligente e svagata al tempo stesso, crede di raggiungere una completa autonomia quando eredita un magnifico podere e un'antica casa signorile. Ma la bella forestiera finisce col trovarsi contesa fra tre pretendenti: lo sfortunato, ma forte e sereno Oak, suo lavorante e fattore; il ricco fittavolo Boldwood, grave e austero; lo spregiudicato sergente Troy. È quest'ultimo ad avere la meglio sulle prime, ma alla fine sarà Oak con la sua cieca e malcompresa devozione a salvare le sorti della padrona e del piccolo mondo bucolico di Watherbury dai rovesci della sorte. Affascinante ballata rurale e primo grande romanzo di Hardy, "Via dalla pazza folla" (1874) è insieme il punto di passaggio fra la maniera idillica degli esordi e la visione tragica della maturità.
Dopo avere letto Tess dei d'Urberville, ho capito che dovevo assolutamente continuare con T. Hardy e ho preso in libreria quest'altro suo scritto che mi attirava tantissimo a causa del titolo. Trovo che sia in italiano che in inglese, abbia qualcosa di molto affascinante e mi ritornava in mente come una piccola filastrocca.
Questo di cui parlerò oggi viene considerato come un punto d'incontro tra la scrittura idilliaca e positiva di Hardy e quella più drammatica che si condenserà in libri come Tess.
Il romanzo si apre col sorriso di quello che, secondo me, è il personaggio migliore della storia: Gabriele Oak, giovane e morigerato fittavolo, e l'arrivo della protagonista - Batsceba Everdene.
Egli l'ammira, di nascosto, mentre la giovane viene portata sopra un carretto, nell'atto di osservare il proprio riflesso nello specchio, con evidente compiacimento. Il giudizio è repentino: gli sembra vanitosa.
Batsceba, che si sta recando dalla zia, è una giovane donna di intensa bellezza; Gabriele, umile e generoso, appare subito come il suo contrario. Tra i due ci sono delle differenze che li rendono opposti, partendo dai nomi.
Ho notato subito che il nome Gabriele ha reminiscenze angeliche mentre quello della ragazza si rifà ad un racconto biblico. "Betsabea" era la moglie di Uria, della quale il re Davide si invaghì. Il re la fece chiamare nel suo talamo, e, dopo avere cercato invano, di fare giacere con lei il marito, richiamandolo con una licenza dalla guerra, per coprire la gravidanza, lo punì mandandolo a morire in battaglia.
"Questo dispiacque al Signore, che colpì il bambino il quale morì il settimo giorno."
Un nome del genere non poteva che presagire delle sventure, ovviamente, e mette in evidenza la natura da tentatrice della ragazza.
Gabriele si innamora subito di Batsceba e la chiede in moglie. Il suo atteggiamento è diretto, non nasconde nulla alla ragazza che ha davanti. Lei gli oppone subito un rifiuto, considerandolo palesemente inferiore a lei per condizione e per carattere.
In questo momento la semplice vita del giovane gli si rivolta contro; perde la possibilità di diventare fittavolo, dopo che una tremenda sciagura gli fa perire le pecore, e viene anche rifiutato da Batsceba. Subisce perdite economiche e morali, ma il suo comportamento non perde quella grazia di cui lui sarà depositario per l'intero corso della storia.
I rivolgimenti della trama hanno sempre un perché nei romanzi di Hardy, non c'è mai niente che venga inserito per caso. E così, quando Gabriele, più povero di prima, decide di spostarsi verso Weatherbury, incontra una povera giovinetta di nome Fanny per la strada. Li per li il lettore classifica quel particolare come insignificante, ma è uno dei punti saldi della storia; un punto che si allaccia alla fatale importanza del luogo e della natura.
Come anche in Tess, la natura è in gran parte protagonista. Si tratta della natura del Wessex di Thomas Hardy, una regione ancora lontana dalle migliorie che l'età industriale porterà. Il lettore ha la sensazione di entrare in un mondo ben racchiuso, da cui non si può e non si vuole uscire. Le forze e gli attori che operano all'interno di questo spazio sono misteriose, intense, e regolate da severissime leggi a cui se ci si oppone non si può che aspettarsi di venire puniti.
Il tempo è scandito dalle stagioni; il mondo di Batsceba e Gabriele è strettamente regolato dai cambiamenti climatici, poiché è un mondo rurale. Vengono descritte in modo meticoloso scene pastorali, cosicché l'approssimarsi di una tempesta, di un monsone, è letto nei comportamenti degli animali, grosse rane, pecore, uccelli, oltre che nei mutamenti del cielo. E infatti Gabriele è un ottimo lettore della terra, oltre che della vita umana, e conosce le stelle. E' in grado di leggere l'ora guardando il cielo, e non solo salvaguardare l'esistenza di pecore e messi.
Gabriele giunge a Weatherbury, dove anche Batsceba ormai vive. Ella ha ereditato la licenza di fittavolo del ricco zio appena scomparso, e si trova ora ben più ricca di quanto avrebbe sperato di essere. Posizione e ricchezza evocano a gran voce una indipendenza che peraltro si confà allo spirito ribelle di Batsceba.
Non si può che rimanere almeno sorpresi, se non affascinati, dal coraggio con cui questa donna del suo tempo, si getta nell'avventura che è condurre una fattoria. Si reca nella terra, sovrintendendo alle operazioni più delicate, e alle fiere ove solo gli uomini sono presenti per condurre gli affari.
Devo ammettere di essere stata colpita dalla sua iniziale risoluzione e che l'immagine di lei, piccola e graziosa figura, tra i molti uomini in fiera, mi ha strappato un sorriso.
Purtroppo questa sua indole fiera, indipendente, che le fa guadagnare molti punti nella mia stima, si unisce ad una immaturità che la spinge a commettere gravi errori. L'autore ripete spesso che l'indole di lei è al contempo ragionevole, per certi versi, ma fin troppo femminile per altri. Come se in lei si unissero due personalità che, da un lato l'aiutano, e dall'altro la rovinano. Tutte le persone, in genere, hanno dei lati migliori e peggiori, ma in Batsceba sembra che questi ultimi non le diano scampo.
Ella paga tutti i suoi sbagli, nel corso del libro, e nonostante il lettore voglia perdonarla, non può che assistere al dispiegarsi degli eventi messo in moto da determinate azioni.
Questo, io credo, è una caratteristica dei romanzi di Hardy. Si tratta di uno specifico carattere del romanzo, quasi da melodramma.
Assistita dalla superficiale cameriera Liddy, Batsceba, la cui indole la spinge a desiderare di essere ammirata da tutti, invia un biglietto anonimo al fittavolo Boldwood, suo vicino.
Ecco che alle fitte trame del romanzo se ne aggiunge un'altra; ecco che pian piano si svelano le intenzioni dell'autore nei confronti della sua protagonista.
Dopo avere ricevuto la proposta di matrimonio da un uomo che ella definisce spietatamente, senza curarsi di potere sbagliare, non alla sua altezza, Batsceba è offesa dalla noncuranza con cui la tratta il secondo protagonista maschile del romanzo - Boldwood appunto. Questi è un uomo definito dall'opinione comune come freddo e dignitoso. Nel cuore della ragazza, quindi, come un oscuro desiderio, si insinua la voglia di fargli cambiare idea.
Da questo sventato gesto, la sventura più profonda.
Boldwood si trasforma, diventa un uomo che nulla ha da spartire con l'assennato e maturo fittavolo che era prima. Ed è una trasformazione davvero pregna di umiliazione, patetismo e un senso del ridicolo che non sfugge al lettore e neppure alle altre persone che stanno intorno ai protagonisti. Uomini, sopratutto, impegnati in lavori manuali e artigianali, molti uomini forse per lasciare che la figura di Batsceba si dischiuda rosea e femminea ancora di più tra di loro.
Gabriele, Batsceba, gli uomini lavoratori, e persino la sciocca Liddy, sono testimoni del cambiamento di Boldwood e consapevoli della sua incipiente follia.
Il nome della protagonista ritorna a spandere una luce negativa, non appena si riflette sullo stato del suo nuovo spasimante. In questo punto la Batsceba moderna e quella biblica sembrano un tutt'uno, visto come Boldwood, invaghito a morte, cerca di ottenere la ragazza in qualsiasi modo. Nonostante lei lo respinga, pentendosi amaramente di avere concepito l'idea del biglietto, lui continua e continua fino a che le sue azioni non lo porteranno a decisioni addirittura insane.
Quest'uomo è senz'altro vicino agli stalker moderni. L'ossessione che ha per Batsceba lo rende odioso al lettore, e così è stato per me. Insieme a lei, via via che la situazione si complica, noi giungiamo a desiderare che egli sparisca e non si faccia più rivedere.
A questo punto la nostra protagonista ha rifiutato Gabriele Oak, ha attirato per capriccio e poi rifiutato il fittavolo Boldwood, peraltro preda ambita da tutte le altre donne del posto, ma cade nella trappola dell'uomo meno decoroso che il destino avrebbe potuto mettere sulla sua strada.
Nel cuore della campagna, di notte, si compie il fatale incontro con il sergente Troy, uomo che definire leggero sarebbe un eufemismo. Lui la corteggia rozzamente, e l'autore è maestro nel mostrare quanto sia vacuo il sentimento che in realtà lui prova per lei. Non è altro che un capriccio, uno dei giochi prediletti di quell'uomo vanesio, millantatore e sbagliato. Non solo sbagliato per lei, ma anche per Fanny, la ragazza che l'autore aveva inserito parecchie pagine prima, durante l'arrivo di Gabriele presso Weatherbury.
Solo adesso si può dare una spiegazione a quell'incontro. Ella, poveretta, stava scappando durante la notte per andare ad incontrare il suo amante e futuro marito - appunto il sergente Franco Troy.
Egli, in zona, gode di una brutta fama. Non è altro che un incostante, poco serio, e nessuno si aspettava che la piccola Fanny potesse presso di lui trovare il giusto riparo. Infatti Troy sposerà Batsceba, dopo un breve periodo di alti e bassi.
Salta all'occhio l'eccellente differenziazione dei caratteri di questi uomini. Sopratutto, durante la danza violenta e sofferente che Batsceba balla con Troy, è possibile confrontare le differenze tra Oak e Boldwood. Il loro modo di essere, di comportarsi, è così diverso da potere essere paragonato alla luce del giorno e al buio della notte.
Con tristezza apprendiamo che dopo il matrimonio la "felicità" è un fenomeno in costante riduzione. Troy si rivela presto per quello che è, delude e tormenta sua moglie rendendola una creatura spenta. La giovane ragazza piena di vita non esiste più; si rende conto di avere ceduto il proprio orgoglio, accettando di sposare un uomo che non le è pari per intelligenza e sentimenti. Queste considerazioni postume non la aiutano in niente, ella si lascia completamente andare, e i suoi affari minacciano di risentirne.
E' sempre Gabriele a vegliare su di lei e la fattoria; ritorna fortemente l'immagine di lui, come l'ho percepita io, e cioè quella di una sorta di angelo protettore che non smette mai di proteggerla. Quest'uomo instancabile, deciso, sempre "calmo", accetta umilmente che non potrà mai ricongiungersi alla donna che mai ha smesso di amare, ma non l'abbandona. Questo da il pretesto di giudicare come migliore il suo amore, rispetto a quello pazzo e scellerato di Boldwood, quello falso e vacuo di Troy, nei confronti di Batsceba. Lo scrittore sembra volere suggerire che il vero amore è qualcosa di costante, che non arde come fuoco dirompente, ma lambisce le persone in modo più quieto senza mai spegnersi.
La morte di Fanny, sola e afflitta, da una svolta al romanzo. E' tempo che anche Batsceba si renda pienamente conto di chi ha sposato. Tutte le carte vengono scoperte; viene colpita da un dolore tanto grande che sembra attraversare le pagine, come un onda, e scivolare via in un continuo e disperato lacrimare. Si rende conto che l'uomo che ha affianco non l'ha mai amata, che ha amato un'altra, che entrambi si sono resi complici della morte di quella fragile creatura.
Anche in questo romanzo entrano dei momenti in cui la religione si lega ad un senso di macabro misticismo.
Quando Batsceba, alla ricerca della verità su Fanny e Troy, apre la tomba della giovane donna, vede il suo freddo corpo legato a quello del bambino nato dal peccato, ecco che agli occhi del lettore si profila una scena dopo l'altra di autentico sapore dark.
Il ritmo si fa incalzante, abbandonando la lentezza che ha preso in certi momenti del romanzo.
Batsceba vive momenti di forte impatto emotivo. Li affronta con molto dolore, ma anche con una dignità che aumenta man mano che gli eventi si susseguono. In lei c'è sempre la consapevolezza di avere sbagliato, di avere anche meritato tutto quello che è successo, e il desiderio di fare penitenza si rivela maggiormente quando rimane vedova.
Si tratta di una vedovanza a cui non si riesce a credere. Troy, per desiderio di evadere da quella situazione a lui insopportabile ( anche lui si è accorto di non avere mai amato la moglie), fugge e finge la propria morte. Batsceba, nel profondo del cuore, non può credere di essere libera dal suo terribile matrimonio, ma porta il lutto per nove mesi.
Boldwood torna all'attacco, disinteressato ormai di se stesso e degli affari che gli competono, occhieggiato da tutti come un uomo in rovina. Farebbe di tutto per accaparrarsi Batsceba e fa leva sul suo senso dell'onore, sul suo desiderio di penitenza, pur di strapparle una promessa che le fa sanguinare il cuore ad ogni respiro. Ricordandole quello sconsiderato gesto di gioventù che la spinse a mandargli quel tanto deprecato biglietto di S. Valentino, le strappa la promessa di diventare sua sposa entro sei anni - anni che lei dedicherà ad una pensosa solitudine.
Le infila un anello al dito, durante la festa di Natale, ferendola intimamente, costringendola in un modo che lo rende totalmente inviso agli occhi di chi legge. Egli è completamente cieco, non si accorge del dolore che le provoca, non vede e non sente nulla, del tutto deciso a prendere ciò che vuole. Assomiglia ad un rapace che, puntata la preda, si getta su di essa senza tenere conto di altro se non il proprio insano desiderio.
E' davvero molto ben fatto il cambiamento, tassello per tassello, che quest'uomo subisce. E' la trasformazione di un uomo che, in realtà, non è mai stato in grado di amare realmente.
Il culmine della "folla" del titolo, viene raggiunto, proprio durante questa festa di Natale. Lo spregiudicato e opportunista Troy, decide di tornare dalla moglie, e si presenta provocando il trambusto immaginabile. E' come vedere un morto che riemerge dagli abissi del Tartaro. Ordina a Batsceba di tornare a casa con lui, ma ella cade in uno stato catatonico, disperato, incredula e scioccata da quella rivelazione in perfetto tempismo. Il dramma esplode, scoppia insieme ai colpi di fucile dell'innamorato pazzo Boldwood. Troy muore e con lui muore anche la libertà di dell'assassino. ( Boldwood teneva in casa, si scoprirà in seguito alla sua condanna al confino, una vasta collezione di abiti e gioielli che avrebbe dovuto regalare alla donna tanto desiderata in seguito al loro matrimonio. Il tutto recava il titolo "Batsceba Boldwood". Se non è ossessione e stalking questo! Davvero inquietante.)
Devo ammettere di avere tirato un sospiro di sollievo; immaginavo che questo romanzo dovesse finire bene, ma l'intreccio mi aveva dato molti dubbi a riguardo.
Da questo momento in poi, i fili che hanno retto tutte le difficoltà si sciolgono. La giovane e bella Batsceba Everdene è ormai una donna per necessità. Gli sbagli, i torti subiti, l'hanno cambiata. Ha imparato a disprezzare chi non è giusto, e ha riconosciuto spesso il valore dell'unico uomo che le è stato accanto senza volere nulla in cambio - Gabriele Oak.
Lo sguardo di lei sembra divenire sempre più lucido, perdere quella patina che l'ha congelato, facendole commettere errori gravi, la mattina in cui incontra il suo amico di lunga data davanti alla chiesa. Insieme guardano la tomba di Fanny, ove è anche seppellito Troy, e lei si rende conto di quanto prezioso sia stato lui.
Il finale è ben lieto, comprensibile, e per una volta lascia un piccolo sorriso sulle labbra. E' Batsceba ad andare da Gabriele, per evitare che egli parta e la lasci; è lei ad aprire il suo cuore, come è giusto che sia, e questo segna ancor di più il distacco da quella ragazza vanesia e superficiale che lui aveva incontrato anni prima. Adesso c'è una donna dal sorriso pacato, che conserva un po' di quell'aria birichina che l'aveva folgorato al primo incontro.
La lettura è stata piacevole. Mi ha dato modo di riflettere, di arrabbiarmi e sorridere con i personaggi, e di apprezzare ancora una volta la scrittura di Thomas Hardy.
Nella descrizione del romanzo ho letto che Tess è l'eroina più drammatica, e su questo non ci sono dubbi, e che Batsceba la più incantevole. Certo, non si resta indifferenti di fronte ad un personaggio che ha saputo cambiare, lottare e superare le vicissitudini anche molto tristi, ma per me Tess è insuperabile. Rimane lei la più incantevole.
Busy Bee
Curiosità
Da poco è uscito al cinema un film tratto da questo romanzo. Io non l'ho visto, ma consiglio sempre la lettura del libro.
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